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“Yoga w..hat”? Avviatosi sul chiudersi del XIX secolo, il fenomeno “modern yoga” (De Michelis 2004) culmina oggi in un portato della globalizzazione di massa, celebrato, ma non certo esaurito, con due eventi recentissimi: l’istituzione a New Delhi, l’11 novembre 2014, da parte del Primo Ministro Narendra Modi, del Ministry for AAYUSH (‘Āyurveda, Yoga, Unani, Siddha. Homeopathy’) e, un mese dopo, l’11 dicembre 2014, la ratifica e ufficializzazione da parte dell’ONU, nella persona dell’allora segretario generale Ban Ki Moon, della proposta, avanzata dallo stesso Modi, di istituire un “International Yoga Day”, da celebrare ogni 21 giugno, a partire dal 2015. Ratifica sottoscritta da oltre 170 paesi, tra i quali l’Italia (UN, res. A/RES/69/131; Draft Resolution on the International Day of Yoga, UN, daft A/69/L. 17).
Il modello globalizzato ha indiscutibilmente fatto emergere l’urgenza di una rivisitazione testuale della storia dello yoga, forse anche di una sua riscrittura, cosa che, del resto, sta già avvenendo con incredibile velocità per quanto attiene alle declinazioni del metodo attorno a tradizioni di pratiche ascetiche emerse tra l’XI e il XIV secolo d. C. e catalogate sotto il termine haṭayoga. Segnaliamo su questo l’enorme lavoro di ricerca portato avanti dal SOAS dell’Università di Londra, il cui progetto di recupero, traduzione, esegesi e pubblicazione di un cospicuo corpo di manoscritti totalmente inediti, fonti degli albori della tradizione dell’ haṭayoga, è stato premiato e finanziato nel 2015 dall’ European Research Council (http:/hyp.soas.ac.uk). Prima scaturigine di questo ambizioso progetto è la pubblicazione del volume Roots of Yoga,Translated and Edited with an Introduction by James Mallison and Mark Singleton, Great Britain, 2017.